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2012-07-25 01:31 am
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Kasabian live @ Ippodromo del Galoppo

Concerto dei Kasabian @ Ippodromo del Galoppo, Milano. 19/7/12
[Campanilismi e carampanismi vari]

Con i Kasabian confesso che non è stato amore a primo ascolto. Ai tempi del loro primo album e del lancio della celeberrima LSF (Lost Soul Forever), non mi avevano convinta, nè presa del tutto. E' stato quando ho avuto l'occasione di vedere un loro live che sono stata colta da una sorta di folgorazione, e sono tuttora convinta che il loro forte stia assolutamente nella resa live e nella loro animalanza da palco. Questa cosa credo l'abbia colta alla grande la loro casa discografica che, a giudicare dal numero di date che la band ha alle spalle, ha puntato su questa loro caratteristica.

Proprio l'incredibile numero di date accumulato ci aveva fatto un po' temere per la forma della band e la tenuta vocale di Tom Meighan, che ultimamente aveva delegato il grosso dello smazzo all'amicone Sergio Pizzorno, ma fortunatamente il nostro frontman dall'adipe in bella mostra e la seconda di reggiseno (cit. Frannina), è tornato alla consueta iperattività [citando testuali parole di [livejournal.com profile] isha00 : "Fosse nato in America, sarebbe stato uno di quei bambini che vengono sedati per l' eccessiva 'esuberanza' ". ]

Concerto adrenalinico del quale le uniche cose che non mi hanno convinta sono state l'attacco un po' moscio (si mormora che i volumi fossero smorzati a causa del solito problema dei decibel e del comitato di protesta di San Siro) e la location: l'Ippodromo, oltre ad ospitare una delle colonie di zanzare più popolose d'Italia, debitamente combattute dal volgo con spray come se piovesse, braccialetti alla citronella e l'applicazione dell'iPhone "no zanzara" ( esiste! ), ha delle vie d'entrata e di fuga assolutamente inadatte ad accogliere il grosso pubblico che, oltre a dover defluire in fila indiana a fine serata, ha combattuto temerariamente contro il rischio tetano, dato che ci si è rotolati tutto il pomeriggio nella sabbia sulla quale passeggiano, e probabilmente defecano, le creature equine. Perchè sì, ci han riservato il cancello dal quale subentrano in pista i cavalli:


Concerto dei Kasabian @ Ippodromo del Galoppo, Milano. 19/7/12
[Che io, per carità, c'ho anche il pelo sullo stomaco, ma...]

Osservazione da NAS a parte, Kasabian assolutamente imperdibili live soprattutto se anche voi, come me, siete umorali e fate uso della musica per placare le vostre pare mentali. Talmente tanta carica e adrenalina in corpo, che non ho nemmeno sofferto della consueta depressione post-concerto. (Il fatto che abbia un avambraccio blu per le mazzate prese, non pare importante).
Tantarobba.


[Fotonze qui.]
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2012-07-11 07:33 am

Nuova linfa al cantautorato femminile italico mainstream

Il paesello, già da un paio di anni, mi organizza una Rassegna Musicale denominata "Femminile Singolare" che, come potrete facilmente dedurre, prevede la partecipazione di esponenti del gentil sesso. L'anno scorso, tra le altre, vi è stata ospite tale Patrizia Laquidara che, grazie al suo concept album sulla figura mitologica dell'anguana, ricorrente nelle leggende qui del posto, tra l'altro ha vinto il Premio Tenco.

Questo venerdì l'ospite d'onore è stata Erica Mou, giovane leva dell'ormai celeberrima scuderia Caterina Caselli, che, nonostante ( o forse proprio per quello) diverse comparsate in tv, un secondo posto a Sanremo Giovani e il Premio della Critica Mia Martini, confesso non conoscevo [ = palese ignoranza del panorama musicofilo che trova spazio in tv ].

Erica Mou, live @ La Favorita (Valdagno)

Mi rode un po' utilizzare il termine "genere", ma consentitemelo: sebbene appartenga, appunto, ad un genere che, personalmente, non ascolterei tutti i giorni, confesso che sono stata piacevolmente colpita da questa ragazza pugliese capace, nonostante la giovanissima età, di scrivere dei testi di un notevole spessore e maturità.
Per sua stessa ammissione, ce ne ha presentati alcuni, validissimi, che ha scritto alla veneranda età di sedici anni, facendomi domandare per l'ennesima volta, se solo io, a quel punto della mia vita, non sapessi manco di essere al mondo [probabilmente].
Come altre sue colleghe cantautrici estere, vedi St. Vincent, ha riportato in vita tematiche dal retrogusto femminista (nella connotazione positiva del termine), e sul palco un tipo di presenza fresca, non artificiosa nè artificiale, di carattere e allo stesso tempo aggraziata, che da tempo non trovava spazio nel panorama musicale italiano dei media tradizionali.

Il fatto che venga data un'occasione anche al cantautorato, e non solo ai soliti esecutori vocali da talent show, sui quali case discografiche costruiscono un prodotto massificato destinato alla vendite, lo trovo inoltre incoraggiante.

Piacevole scoperta.

Erica Mou, live @ La Favorita (Valdagno)


Farmi ogni giorno più bella per essere scelta,
ogni giorno più sveglia per farmi notare,
grata e indifesa, grata anche solo per la concessione dell'attesa

come se dovessi per forza collezionare pregi per dormire in questo harem
in questo harem
come se dovessi, come se, per forza collezionare pregi
come se, per dormire in questo harem
in questo harem di sguardi soli. 

(Harem, Erica Mou)


Discografia:

Patrizia Laquidara, Il Canto dell'Anguana, 2011 Slang Music
Erica Mou, E', 2011 Sugar Music
St. Vincent, Strange Mercy, 2011 4AD
Records
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2011-07-08 06:43 am

Patrizia Anguana Laquidara live

Già in questo post vi parlai della signora Laquidara e della sua ultima fatica artistica, una sorta di concept album sulla figura mitologica dell'anguana. Oggi mi trovo a riparlarne volentieri per testimoniarvi la resa live di questo disco meravijoso.



Patrizia The Voice Laquidara
, Canto o non Canto dell'Anguana, è una che vale la pena di andare a sentire senza alcuna ombra di dubbio. In tre parole: competente, talentuosa, raffinata. Una di quelle perle rare di talento, tecnica e poesia del panorama musicale italiano, qualsiasi sia il "genere" nel quale decide di muoversi e sperimentare. Con questo lavoro ha scelto di addentrarsi nel nell'ambito del folk veneto, anche se, quando si parla di musica, i confini di genere sono ovviamente sempre poco definiti e definibili.

La parola d'ordine per questo live è stata suggestione. Gli arrangiamenti, la voce sublime e un sapiente uso degli echi hanno reso a pieno il senso del magico e l'impressione di trovarsi in balia dell'incantesimo di una di queste maliarde fate dell'acqua. Atmosfere fatate, incantate e oserei dire quasi ipnotiche, tanto da affascinare il pubblico che si è concesso di applaudire solamente quando assolutamente certo l'ultima nota del brano fosse stata suonata.
Non sono comunque mancati degli ingredienti d'ironia, dai racconti di collaborazioni artistiche nate a seguito di scontri automobilistici, al fatto di averle visto dare vita ad una delle esibizioni live con il maggior numero di attrezzi di carpenteria sfruttati per il loro potenziale sonoro (mai suonato un segaccio con l'archetto?)

Esibizione eccellente e album che, nonostante vada a pescare in ambiti folk e tradizionali, è assolutamente fruibile e moderno anche grazie all'impiego di campionamenti e la presenza di una parte di elettronica.

Che dire, se passa dalle vostre parti, alzate i culi e andatela a sentire.




[Se volete saperne un po' sulla figura dell'Anguana, prestate attenzione all'inizio del video]
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2010-12-10 03:14 am
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3 trentini entrarono in veneto rockeggiando

A fatica ricomincio a postare in questo blog cogliendo l'occasione per parlare di un evento datato, un concerto al quale ho assistito nel lontano settembre, ma del quale voglio accennare almeno qualcosa in quanto mi consente di disquisire del rapporto Trentino/Musica.

Premetto che ho cominciato a venire a contatto con la realtà tridentina nel 2005, quando mi ci sono stabilita per motivi di studio. Le prime scoperte (dell'acqua calda) fatte sul campo in materia trentina, sono state le seguenti:
  1. no, storicamente non ci hanno fatto solo il Concilio di Trento;
  2. no, non fa poi tanto freddo. Anzi d'estate c'è un caldo africano;
  3. la popolazione ggiovane è super-rock ("perchè qui si cresce a pane ed AC/DC" [cit.])
Quest'ultima rivelazione mi ha resa una giovine donna felice dato che la sottoscritta, per sciagura, proviene dalla boriosa zona industriale veneta dove la ggente ascolta musica commerciale "perchè si può ballare in ddiscoteca".
E' per questo che sono stata alquanto contenta quando ho saputo che un'orda di trentini avrebbe trotterellato al di qua del confine austro-ungarico a creare un po' di scompiglio. I trentinacci in questione erano i The Bastard Sons of Dioniso (aka Michele, Federico, Jacopo), il trio portato alla ribalta dalla Mara Maionchi nella seconda edizione di ics factor. Non vedevo i tre live dall'aprile del 2009 quando, in una Trento sconvolta dal diluvio universale, si esibirono con due canzoni messe in croce durante il concerto di ics factor a favore dei terremotati dell'Abruzzo. Ciò che mi è parso chiaro è quanto oggi si vogliano distaccare dall'immagine televisiva: nessuna gigioneria (cit.) icsfactoriana in setlist, ma canzoni interamente made in Dionisioland, quasi totalmente estratte da "In Stasi Perpetua" (ultima fatica discografica del trio), intervallate da cover acustiche di Crosby Still Nash e Young ("Suite Judy Blue Eyes"), Beatles ("Here comes the Sun") e Tenacious D ("History", "Jesus Ranch") piazzate lì in modo da far riposare il timpano provato dal fracasso dionisiaco dell'ascoltatore veneto.




Sebbene questo filone dell'hard rock (?) non sia esattamente il mio pane quotidiano, devo dire di aver apprezzato, perchè ci troviamo senz'altro davanti a dei validi musicisti, Federico e Michele sono due voci interessanti e riconoscibili e i tre insieme trasmettono quell'idea di cojonaggine e "ruralità" che in una band non guasta mai.

A questo punto, ci tengo ad aggiungere qualcosa sui Vetrozero, band d'apertura (anch'essa trentina), che fa un "genere" diciamo più vicino a quello che mi aggrada. I Vetrozero sono una band esordiente (il loro primo album credo sia uscito a novembre) che si è fatta conoscere quest'anno in quel del Parco S.Giuliano, partecipando al contest dell'Heineken Jammin Festival. La band ci ha intrattenuto per circa mezz'ora ed ha creato un bel coinvolgimento considerando che alla fine della performance ci siamo ritrovati a sguaiare pezzi di canzoni a random.
Degni d'attenzione comunque trovo siano i testi . Qui includo un live della canzone che ho preferito, "Grisou".



...Belli nascevano
  belli morivano
  siamo noi le perdite, le perdite, le perdite...

...Taglio i ponti con chi non mi valorizza più
   Taglio i ponti con chi non mi porta i fiori
   con chi vive per il mondo fuori...


Ascoltiamoli sti Vetrozero, lasciamo per strada  rapporti "dannosi" ai quali ci attacchiamo non si sa per quale motivo, via-via-via ai calpestatori di dignità umana altrui, agli amici, amanti, compagni, accompagnatori et simili a cui non frega una cippalippa di noi, ma che vivono "per il mondo fuori" (ogni riferimento a fatti a me concernenti è puramente casuale).
Un grazie per l'occasione di riflessione Vetrozero.
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2010-01-25 02:56 am
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A muse duro

Ehm lo so, sono stata un po' assente, ma impegni universitari e rotture di balle varie hanno impedito lo svolgimento di attività catalogabili come "accessorie".
Una cosa che comunque devo assolutamente fare, nonostante l'evento in questione sia datato 4 dicembre 2009, è parlare di quella fantastica esperienza, condivisa con altre due amiche vittime del mio delirio, che è stata il concerto dei Muse a Torino.
Giusto per mettere le cose in chiaro fin da subito, sono una di quelle che in inglese vengono definite "hardcore fans" e quindi di sovente capiterà di nominare il terzetto britannico da queste parti.

La trasferta torinese è iniziata all'alba e, buona pace di Trenitalia, siamo riuscite ad arrivare sane, salve e in orario. Rifocillamenti del caso e, con ben tre ore e mezza di anticipo sull'apertura dei cancelli, ho trascinato le altre due malcapitate in fila. La sottoscritta infatti, oltre che ad essere una pazza furiosa, non vedeva l'ora di andar fuori dai cancelli per far casino e desiderava accaparrarsi dei posti un minimo decenti visto che era già conscia del fatto che la tribuna sud non le avrebbe di certo permesso di avere una visuale ad hoc. Eh già, tribuna sud. Questo perchè il terzetto britannico, dopo aver fatto da gruppo spalla agli U2 in alcune loro date americane, è stato "ispirato" dal loro palco a 360° e ha deciso di adottarne uno di vagamente simile per il loro personale tour, in modo da sfruttare l'intera capienza dei palazzetti. Di per sè è anche una bella idea, ma insomma, qualche disagino lo comporta. Vedesi predominanza della visuale di lati B, la non totale visibilità dei cosiddetti "effetti scenici" (che comunque in genere neanche quelli del parterre si possono godere a pieno) e l'invisibilità della band spalla (Biffy Clyro). Questo perchè la scenografia, già predisposta per l'inizio dello show dei Muse, ci ha oscurato totalmente la loro esibizione. Peccato perchè, a quanto pare, ci siamo pers-e una performance con i fiocchi del Simon Neil scamiciato. Considerazioni ormonose a parte, abbiamo comunque avuto avuto modo di sentire, e devo dire che live sti Biffy Clyro se la cavano gran bene.
Per quanto riguarda i disagi appena elencati, devo dire che si sarebbero potuti benissimo soprassedere in cambio di un modestissimo sconto sul biglietto limortaccivostra. Ma vabbè, questa è la dura legge del magna-magna!
Lungi da me comunque fare del vittimismo. Nonostante la posizione sfavorevole, abbiamo infatti potuto godere di un ottimo audio, al contrario di altre persone che stavano davanti e si erano lamentate. Non so loro, ma io, davvero, un suono così limpido in giro per palazzetti credo di non averlo mai sentito (mio particolare plauso all'architetto Isozaki).

Considerazioni di parte a parte (eh sì, i giochi di parole sono il mio forte) vale la pena parlare di quella che era l'attrazione principale della serata. Ragazzi, i Muse sono una garanzia sempre e comunque. Non per nulla stiamo parlando della migliore band live del momento. Oltre all'indiscussa competenza tecnica, i tre ragazzotti devoniani hanno la capacità di andare a toccare quelle corde emotive più profonde e scatenare emozioni diametralmente opposte nel giro di pochi minuti. Per dire, passare dalla Exogenesis a Stockholm Syndrome è psicologicamente devastante! Si va dalla voglia di piangere a quella di fare pogo selvaggio sulle tribune (bambini non fatelo, è pericoloso). Se poi ci si lascia rapire da quel chilling falsetto e si associano le canzoni a momenti particolari della propria vita, è finita. Knock down.
C'è comunque da dire che ha fatto piacere ritrovare i tre ragazzi scanzonati degli inizi che, nonostante la popolarità crescente, hanno ancora voglia di divertirsi e divertire.

Mò beccateve la scaletta:

Uprising
Resistance
New Born
Map of the Problematique
Supermassive Black Hole
Mk Ultra
Hysteria
Butterflies & Hurricanes
Nishe
United States of Eurasia
Sunburn
Guiding Light
Drums & Bass Jam (volgarmente detto Helsinki Jam)
Undisclosed Desires
Starlight
Plug in Baby
Time is running out
Unnatural Selection
Exogenesis part I
Stockholm Syndrome
Knights of Cydonia (preceduta da Man with a Harmonica di Morricone)


La preferita della serata comunque è United States of Eurasia che live è proprio da goosebumps per dirla alla britannica. Piano e voce di Bellamy la fanno da padrona.

p.s. si ringraziano i tre per aver scelto come christmas gift 2009 Mk Ultra live in Turin. Grazie rigà, davvero.