Porto in dote le mie doti
Nov. 29th, 2011 11:01 pmQuando mi metto a criticare il mio allegro paesotto, il vecchiume intrinseco alla mentalità veneta e la visione antiquata della donna, ai più potrebbe sembrare che esagero. Magari si potrebbe pensare che calco un po' la mano e romanzo un po'. Ecco, vi assicuro che no. In ogni caso penso che chiunque abiti nelle periferie o all'interno di determinate realtà di origine rurale, possa garantire per me: determinati ambienti italici sono decisamente retrò. Oggi ve ne darò un'ulteriore dimostrazione parlandovi di un'usanza barbarica alla quale la giuovine donzella in età da marito deve sottostare: la costituzione della dote.
Come saprete, nei tempi andati, la maggiore preoccupazione di un padre di famiglia con figlie a carico, era quella di essere in grado di sostenere finanziariamente il matrimonio della propria prole. Una donna, non rappresentando forza-lavoro e non contribuendo al sostentamento economico della famiglia, al momento delle nozze doveva quantomeno provvedere a portare con sè il materiale necessario alla cura della casa e una discreta somma di denaro accordatale dal padre. Inutile sottolineare che, in epoca di matrimoni combinati, i verdoni che un padre era disposto a lasciare in dote alla figlia potevano rappresentare il fattore decisivo che faceva propendere un uomo al matrimonio e che determinava l'effettivo "appeal" di quella donna. Naturalmente ne risultava anche che quest'ultima poteva sperare di sposarsi o meno in base al suo "potere d'acquisto".
Ad oggi le cose sono, chiaramente, cambiate, ma questa storia della dote, dalle mie parti, porta ancora con sè un paio di strascichi. Il primo è un detto popolare: "Te poi sposarte sensa dota"( ossia "puoi sposarti senza dote", espressione che gli anziani rivolgono alle ragazze particolarmente gradevoli all'aspetto per render loro partecipi del fatto che, grazie alla loro avvenenza, potrebbero sposarsi anche senza avere una dote). Il secondo strascico è che sì, ancora ad oggi diverse famiglie (o meglio, madri) si preoccupano di fornire una dote alle figlie. Grazie a Dio è stato dimenticato l'aspetto monetario della cosa, ma ancora resiste la consuetudine di ammucchiare biancheria, pentolame e ciarpame vario per la casa futura della figliuola. Capiamoci: se si trattasse di ragazze in vista di matrimonio che vengono aiutate dai parenti a raccogliere materiale utile per la nuova famiglia, non starei qui a contestare o a fare dell'ironia (soprattutto in un periodo come questo dove il piatto piagne); il problema è che, a tutt'oggi, questa attività di collezionismo di materiale domestico viene fatta partire con decenni d'anticipo, nel momento nel quale queste donzelle non hanno prospettive matrimoniali, nè tantomeno l'ombra di un fidanzato. La cosa meravigliosa, inoltre, è che , una volta che la ragazza raggiunge i diciotto anni e quindi la sospirata (?) "età da marito", compaiono miracolosamente alla sua porta stuoli di cesaricadeo e giorgimastrota pronti ad offrire le loro forniture di pentolame ed occuparsi del loro non-imminente matrimonio.
Vi garantisco che ho dovuto cacciare personalmente impavidi venditori porta a porta che volevano fare di me una giuovine donna maritata, felice della sua batteria di pentole in acciaio inox 18 10. Sono altrettanto consapevole di madri che hanno invece voluto provvedere alla felicità (?) delle loro figliuole comprando suddetto pentolame quando queste avevano ancora i denti da latte ( una conoscente si è comprata il servizio circa 6 anni fa e, a quanto mi risulta, ad oggi abita ancora con i suoi; immagino come il suo servizio si starà sentendo utile lassù in soffitta, a prendere polvere).
Quello che quindi mi chiedo è PERCHE'? Perchè prendere con decenni di anticipo cose che, quando utilizzerai, saranno tristemente obsolete?
Vi prego, fatemi sapere se anche da voi persistono queste usanze tribali, perchè quando l'ho raccontato alle mie amighe non vicentine, non ci potevano credere e mi hanno perculato assaje.
Come saprete, nei tempi andati, la maggiore preoccupazione di un padre di famiglia con figlie a carico, era quella di essere in grado di sostenere finanziariamente il matrimonio della propria prole. Una donna, non rappresentando forza-lavoro e non contribuendo al sostentamento economico della famiglia, al momento delle nozze doveva quantomeno provvedere a portare con sè il materiale necessario alla cura della casa e una discreta somma di denaro accordatale dal padre. Inutile sottolineare che, in epoca di matrimoni combinati, i verdoni che un padre era disposto a lasciare in dote alla figlia potevano rappresentare il fattore decisivo che faceva propendere un uomo al matrimonio e che determinava l'effettivo "appeal" di quella donna. Naturalmente ne risultava anche che quest'ultima poteva sperare di sposarsi o meno in base al suo "potere d'acquisto".
Ad oggi le cose sono, chiaramente, cambiate, ma questa storia della dote, dalle mie parti, porta ancora con sè un paio di strascichi. Il primo è un detto popolare: "Te poi sposarte sensa dota"( ossia "puoi sposarti senza dote", espressione che gli anziani rivolgono alle ragazze particolarmente gradevoli all'aspetto per render loro partecipi del fatto che, grazie alla loro avvenenza, potrebbero sposarsi anche senza avere una dote). Il secondo strascico è che sì, ancora ad oggi diverse famiglie (o meglio, madri) si preoccupano di fornire una dote alle figlie. Grazie a Dio è stato dimenticato l'aspetto monetario della cosa, ma ancora resiste la consuetudine di ammucchiare biancheria, pentolame e ciarpame vario per la casa futura della figliuola. Capiamoci: se si trattasse di ragazze in vista di matrimonio che vengono aiutate dai parenti a raccogliere materiale utile per la nuova famiglia, non starei qui a contestare o a fare dell'ironia (soprattutto in un periodo come questo dove il piatto piagne); il problema è che, a tutt'oggi, questa attività di collezionismo di materiale domestico viene fatta partire con decenni d'anticipo, nel momento nel quale queste donzelle non hanno prospettive matrimoniali, nè tantomeno l'ombra di un fidanzato. La cosa meravigliosa, inoltre, è che , una volta che la ragazza raggiunge i diciotto anni e quindi la sospirata (?) "età da marito", compaiono miracolosamente alla sua porta stuoli di cesaricadeo e giorgimastrota pronti ad offrire le loro forniture di pentolame ed occuparsi del loro non-imminente matrimonio.
Vi garantisco che ho dovuto cacciare personalmente impavidi venditori porta a porta che volevano fare di me una giuovine donna maritata, felice della sua batteria di pentole in acciaio inox 18 10. Sono altrettanto consapevole di madri che hanno invece voluto provvedere alla felicità (?) delle loro figliuole comprando suddetto pentolame quando queste avevano ancora i denti da latte ( una conoscente si è comprata il servizio circa 6 anni fa e, a quanto mi risulta, ad oggi abita ancora con i suoi; immagino come il suo servizio si starà sentendo utile lassù in soffitta, a prendere polvere).
Quello che quindi mi chiedo è PERCHE'? Perchè prendere con decenni di anticipo cose che, quando utilizzerai, saranno tristemente obsolete?
Vi prego, fatemi sapere se anche da voi persistono queste usanze tribali, perchè quando l'ho raccontato alle mie amighe non vicentine, non ci potevano credere e mi hanno perculato assaje.