Anche se magari non siamo praticanti, abbiamo evitato come la peste chiese o catechismi, rasentato la blasfemia con battute oscene, o addirittura ci siamo professati atei, è fuori discussione che siamo cresciuti tutti in una società, in una cultura, con una moralità cattoliche. Allevati da nonne che ci nutrivano a forchettate di verdure da consumare pensando, contriti, ai bambinidell'Africachemuoionodifame, ed educati da maestre che ci insegnavano a rispondere con la non-violenza se il nostro compagno di classe ci usava come pungiball per la boxe. Principi di solidarietà e del porgere l'altra guancia di chiara tradizione cattolica, professati quasi da chiunque, non solo da uomini di fede.
Come dimenticare poi l'insegnamento del perdono, da concedere incondizionatamente a chiunque, pegno fare la figura dell'arcigno, dell'arrogante, della cattiva persona?
Perdono, una parola stuprata quasi quanto le espressioni artista e genio. Gente comune la usa a sproposito; peggio ancora quando a farlo sono giornalisti che, intenti ad inseguire qualche vittima di strage, mano di qualche sanguinario criminale, chiedono:"Lo perdona?"
Fondamentalmente sono dell'idea che spesso e volentieri questa sia una società dove si tutela più il carnefice che la vittima: ho l'impressione che si voglia addossare a quest'ultima sempre un ulteriore peso, quello del dover perdonare.
In passato mi sono chiesta quante volte fosse lecito dimostrarsi indulgente con una persona e se fosse necessario esserlo sempre, incondizionatamente, anche se quest'ultima non avesse chiesto venia in prima persona. E così, senza avere una risposta chiara in mente, ho provato. Ho concesso seconde, terze, anche quarte possibilità, e si può ben immaginare come non ne sia mai valsa la pena. Errare è umano, io stessa vorrei mi fosse concessa una seconda occasione dopo aver agito in fallo, ma il senso, l'utilità di concedere il perdono ad una persona che neanche si è resa conto del male arrecato o, peggio, pienamente consapevole ma per niente pentita, è inesistente. Perchè concedere ulteriori occasioni a persone che, inevitabilmente, continueranno a comportarsi come sempre? Forse, in questo caso, il perdono "figurativo" risulta utile solo a te, per liberarti dell'amarezza, per lasciarti la questione alle spalle e liberarti del "fantasma" di quella persona, ma di qui a continuare a frequentarla e ad accoglierla in casa propria, ne passa.
Pentiti peccatore, poi forse se ne riparla.
[In successivo post magari spiegherò da cosa è scaturito questo sproloquio filosofeggiante. Per sempre tediosa vostra.]
Come dimenticare poi l'insegnamento del perdono, da concedere incondizionatamente a chiunque, pegno fare la figura dell'arcigno, dell'arrogante, della cattiva persona?
Perdono, una parola stuprata quasi quanto le espressioni artista e genio. Gente comune la usa a sproposito; peggio ancora quando a farlo sono giornalisti che, intenti ad inseguire qualche vittima di strage, mano di qualche sanguinario criminale, chiedono:"Lo perdona?"
Fondamentalmente sono dell'idea che spesso e volentieri questa sia una società dove si tutela più il carnefice che la vittima: ho l'impressione che si voglia addossare a quest'ultima sempre un ulteriore peso, quello del dover perdonare.
In passato mi sono chiesta quante volte fosse lecito dimostrarsi indulgente con una persona e se fosse necessario esserlo sempre, incondizionatamente, anche se quest'ultima non avesse chiesto venia in prima persona. E così, senza avere una risposta chiara in mente, ho provato. Ho concesso seconde, terze, anche quarte possibilità, e si può ben immaginare come non ne sia mai valsa la pena. Errare è umano, io stessa vorrei mi fosse concessa una seconda occasione dopo aver agito in fallo, ma il senso, l'utilità di concedere il perdono ad una persona che neanche si è resa conto del male arrecato o, peggio, pienamente consapevole ma per niente pentita, è inesistente. Perchè concedere ulteriori occasioni a persone che, inevitabilmente, continueranno a comportarsi come sempre? Forse, in questo caso, il perdono "figurativo" risulta utile solo a te, per liberarti dell'amarezza, per lasciarti la questione alle spalle e liberarti del "fantasma" di quella persona, ma di qui a continuare a frequentarla e ad accoglierla in casa propria, ne passa.
Pentiti peccatore, poi forse se ne riparla.
[In successivo post magari spiegherò da cosa è scaturito questo sproloquio filosofeggiante. Per sempre tediosa vostra.]