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Il paesello, già da un paio di anni, mi organizza una Rassegna Musicale denominata "Femminile Singolare" che, come potrete facilmente dedurre, prevede la partecipazione di esponenti del gentil sesso. L'anno scorso, tra le altre, vi è stata ospite tale Patrizia Laquidara che, grazie al suo concept album sulla figura mitologica dell'anguana, ricorrente nelle leggende qui del posto, tra l'altro ha vinto il Premio Tenco.

Questo venerdì l'ospite d'onore è stata Erica Mou, giovane leva dell'ormai celeberrima scuderia Caterina Caselli, che, nonostante ( o forse proprio per quello) diverse comparsate in tv, un secondo posto a Sanremo Giovani e il Premio della Critica Mia Martini, confesso non conoscevo [ = palese ignoranza del panorama musicofilo che trova spazio in tv ].

Erica Mou, live @ La Favorita (Valdagno)

Mi rode un po' utilizzare il termine "genere", ma consentitemelo: sebbene appartenga, appunto, ad un genere che, personalmente, non ascolterei tutti i giorni, confesso che sono stata piacevolmente colpita da questa ragazza pugliese capace, nonostante la giovanissima età, di scrivere dei testi di un notevole spessore e maturità.
Per sua stessa ammissione, ce ne ha presentati alcuni, validissimi, che ha scritto alla veneranda età di sedici anni, facendomi domandare per l'ennesima volta, se solo io, a quel punto della mia vita, non sapessi manco di essere al mondo [probabilmente].
Come altre sue colleghe cantautrici estere, vedi St. Vincent, ha riportato in vita tematiche dal retrogusto femminista (nella connotazione positiva del termine), e sul palco un tipo di presenza fresca, non artificiosa nè artificiale, di carattere e allo stesso tempo aggraziata, che da tempo non trovava spazio nel panorama musicale italiano dei media tradizionali.

Il fatto che venga data un'occasione anche al cantautorato, e non solo ai soliti esecutori vocali da talent show, sui quali case discografiche costruiscono un prodotto massificato destinato alla vendite, lo trovo inoltre incoraggiante.

Piacevole scoperta.

Erica Mou, live @ La Favorita (Valdagno)


Farmi ogni giorno più bella per essere scelta,
ogni giorno più sveglia per farmi notare,
grata e indifesa, grata anche solo per la concessione dell'attesa

come se dovessi per forza collezionare pregi per dormire in questo harem
in questo harem
come se dovessi, come se, per forza collezionare pregi
come se, per dormire in questo harem
in questo harem di sguardi soli. 

(Harem, Erica Mou)


Discografia:

Patrizia Laquidara, Il Canto dell'Anguana, 2011 Slang Music
Erica Mou, E', 2011 Sugar Music
St. Vincent, Strange Mercy, 2011 4AD
Records
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Della questione della pubblicità sessista ne avevo già parlato qui, facendo riferimento al lodevole lavoro di denuncia di Ico Gasparri e alla presenza sempre più massiccia di siti e blog che monitorano la cartellonistica stradale e le campagne pubblicitarie presenti su giornali e tv. Ne riparlo volentieri nonostante si rischi sistematicamente, non si sa perchè, di fare la figura delle frigide bacchettone moraliste che si scandalizzano dinnanzi a provocazioni inesistenti.

La settimana scorsa mi sono imbattuta in questo board di Pinterest ("Immagine della donna in pubblicità", a cura di Roberta Milano e vari contributors) che raccoglie le immagini delle campagne pubblicitarie più rappresentative di sessismo mediatico. Ho scelto di riproporlo qui perchè lo trovo particolarmente d'impatto: grazie alla natura di Pinterest, ossia di un social fondato sulla raccolta e la condivisione di immagini, è possibile avere riunite in un unico album le varie campagne e rendersi conto, con un colpo d'occhio, dell'effettiva onnipresenza di questo tipo di "linguaggio pubblicitario". Spero in questa maniera di rispondere a coloro i quali hanno accusato, in mia presenza, i movimenti di protesta di bigottismo ( ! ) e sostenuto che, in fondo, "la malizia sta negli occhi di guarda" [cit.] ( !!! )

In ambito commerciale non c'è solo una continua e immotivata correlazione tra prodotto e sesso (ciò, a mio avviso, è il risultato di essere parte di una società nella quale la sessualità è sempre stata vissuta in maniera "poco serena" e in qualche modo repressa...ora pare ci sia bisogno di continui richiami ed allusioni fuori luogo per sentirsi "trasgressivi"), ma anche una perpetua umiliazione del corpo femminile, che viene seviziato, umiliato e decapitato. Campagne del genere in altri paesi non avrebbero vita lunga; in Scandinavia tentativi di pubblicità di questo tipo, applicata alla cartellonistica stradale, sono stati puniti a secchiate di vernice. In Italia con un pubblico come noi, avvezzo o addirittuta assuefatto da questo tipo di immagini, è ancora abbastanza improbabile ciò accada.

Ciò che secondo me, in coscienza, si può fare è prendere nota delle firme che scelgono di seguire questo tipo di "politica" e chiedersi se non è il caso di affidarsi ad altri brand. Il mercato è pieno di marchi, si può vivere benissimo anche senza quelli che sentono la necessità impellente di fare queste eleganti campagne. Ad ognuno le sue considerazioni.

8 marzo

Mar. 8th, 2012 10:00 pm
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Per un attimo voglio dimenticare quanto questa festa sia terribilmente ipocrita e quanto finte donne, donne di plastica con teste e cuori di plastica, la denigrino con il pretesto di manifestare la loro emancipazione di plastica.

Questo brano (apocrifamente e indegnamente tradotto da me) tratto da Stations di Audre Lorde, una che le donne le ha conosciute e amate a tutto tondo, lo dedico a tutte coloro vivono con consapevolezza e dignità la propria femminilità, che vivono sulla propria pelle emozioni vere di cui magari, nel profondo, hanno paura, quelle ancora in cerca di sè, quelle che soffrono, che combattono con la Vita e contro i propri demoni. Le Donne con la D maiuscola.

Alla flist, alla TL, alle donne che mi hanno cresciuta, alle amicizie vere vicine e lontane.


Stazioni

[...] Alcune donne aspettano il treno giusto
nella stazione sbagliata,
lo scoccare del mezzogiorno
nei vicoli del mattino
mentre scende la notte.

[...] Alcune donne aspettano sè stesse
dietro il prossimo angolo
e chiamano lo spazio vuoto 'pace',
ma l'opposto di vivere
e solamente il non vivere
e le stelle stanno indifferenti a guardare.

Alcune donne aspettano che
qualcosa cambi
ma niente cambia
perciò cambiano sè stesse.

Poesia originale e completa qui.
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Riuscire ad andare d'accordo con mia nonna è robba tosta. Alla cocciutaggine tipica delle persone di una certa, si somma un carattere naturalmente saccente, irritante e pettegolo, che non le puoi raccontare una cosa che il giorno dopo, stai sicuro, è sulla bocca anche dei sassi. Arduo non avere i nervi a fior di pelle quando le si gira attorno.
La verità è che però, nonostante spesso e volentieri ti induca a voler sbattere la testa al muro e a tagliarti la lingua con l'accetta per non uscirtene con qualche frase infelice, è uno degli esseri umani che, in assoluto, ammiro di più.

Per qualche strana ragione, caratteri difficili da prendere sono spesso e volentieri bilanciati da una forte sicurezza, consapevolezza di sè, e da una determinazione che avercene tutti. Ed eccola lì com'è: la povera donna ha vissuto una serie di tragedie e peripezie che avrebbero abbattuto anche un golia, ma che lei, non si sa con che forza, ha saputo affrontare ed abbattere con il piglio del cingolato in marcia.

Ora, si pensava che dimostrazioni di proprietà di attributi cubici ne avesse già date a sufficienza, ed invece, probabilmente, non aveva finito. Il sopraggiunto stato di vedovanza e una sempre più scarsa autonomia di movimento potevano legittimamente indurci a temere per lei l'arrivo dell'apatia. Come no. Solo nell'ultimo mese, per dire, si è macinata qualcosa come sei libri. E giusto ieri se n'è uscita con una frase come: "A me sarebbe sempre piaciuto molto leggere, ma il lavoro, la famiglia, la vita...non me lo sono mai potuto permettere. Ora invece posso recuperare". Ed è così che, dall'alto dei suoi imminenti novant'anni, lei recupera. Con interesse ed entusiasmo.
E' pure così che, se mai Iddio me la volesse accordare, vorrei vivere la mia senilità: vecchia fuori e giovane dentro.

Questo è spaccare i culi. Mi inchino dinnanzi al potere di Nonna.


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Lo sapete che disgrazia siamo noi donne. Sempre a fustigarci per il nostro ‘inguardabile’ corpo, e per difetti probabilmente inesistenti e sicuramente poco rilevanti ai fini del giudizio su una persona.
Ad oggi, io posso affermare di avere un atteggiamento abbastanza #sticazzi, però di momenti critici ne ho vissuti, e ogni tanto capita ancora di ricadere nel trappolone. Liberarsi di giudizi estetici omologati che prevedono che un fianco largo sia un’appendice del demonio, anziché una caratteristica armoniosa e sinuosa, tipica della figura mediterranea, non è assolutamente facile. Soprattutto in una società in cui la donna viene cresciuta ed istruita a fare il suo dovere di essere creatura piacente ed appetibile, forzatamente rispettando quelli che sono dettami predefiniti ed incontrovertibili.

Per ciò che mi riguarda, anche nel periodo “odioprofondamentemestessa-fatemiunaplasticatotale”, le uniche cose delle quali non mi ero mai potuta oggettivamente lamentare erano unghie e capelli ( ! ) Unghie naturalmente lunghe e forti, e capelli soffici e boccolosi. Oggettivamente gradevoli alla vista. Ma, se ci potete credere, anche quelli non erano conformi ai dettami del Vangelo secondo Diego Della Palma, e quindi motivo di scherno (con ‘sollecitazioni’ odierne, ripetute come mantra, che recitavano “stirali-stirali-stirali”). Perciò quello che mi chiedo è: quanto di quello rifiutato dai canoni estetici è oggettivamente brutto? Quanto di ciò che è ritenuto bello da questi stessi criteri è effettivamente bello? Capelli ricci, non ‘di moda’ in un determinato periodo storico, sono ‘brutti’? Torsi talmente asciutti da poterci contare le costole, sono belli? O il solo fatto che questi fisici appaiano nelle copertine di moda, li rende gradevoli?

La verità è che è tutta una questione di attitude, e si dovrebbe andare fieri delle proprie peculiarità, siano esse ‘difetti’ o finti tali. Io stessa avrei potuto lisciare sti benedetti capelli, questo mio finto difetto, per evitare di sentire tante storie. Io però i miei ricci li ho sempre considerati il mio segno distintivo, nonché tratto ereditario regalatomi da papà e patrimonio di famiglia. Una mia amica inoltre, tempo fa, mi disse che secondo lei erano lo specchio della mia personalità. Mi piace molto pensarla così sinceramente.

Stesso discorso vale per i ‘difetti’ più palesi. Sono anch’essi un elemento di distinzione e devo sottolineare che, anzi, tra gli uomini e le donne più affascinanti che abbia mai conosciuto, o che abbiano popolato il jet-set, ho visto nasi aquilini, denti storti e ingrigiti dal fumo, ed occhi bicolore.

Poi, lo vogliamo dire? Fossimo anche dei CESSI, non avremmo forse il sacrosanto diritto e libertà di andarcene in giro in tutta la nostra cessitudine? E’ un paese democratico questo.

(E comunque sappiatelo, io dico NO alla piastra).

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Della serie:"Ma tutti a me?"

Inutile specificare che tutto ciò che segue è TRUESTORY.

#5 L'UOMO BRUTTIFUL

Maschio A:"Vuoi dirmi che segui lo sport, ma non guardi Beautiful? Seeee, non ci credo manco morto, tutte le donne guardano   Beautiful! Inutile dire che sei esperta di sport per fare colpo sui maschietti ihihihi"
Sara: "..."

#4 IL GRANDE ESPERTO DI SPORT

Maschio B:"Non ci credo che ti intendi di Formula 1! Dai ti sfido, elencami la griglia di partenza di domani!"
Sara:" Raikonnen, Hamilton, Massa, Kubica, Heidfeld..."
Maschio B:" Ah-ah, beccata! Heidfeld corre nel motomondiale, non in F1! Gnè-gnè"
Sara: *stramazza a terra colta da colpo apoplettico*


(n.b. Probabilmente il soggetto aveva confuso Heidfeld con Hayden...)

#3 IL FAN DI UOMINI E DONNE

Maschio C:"Sì, vado in palestra tre volte la settimana e c'è quel tizio che va a fare il corteggiatore a Uomini e Donne che viene a fare pesi, e sai sono andato a stringergli la mano perchè lo ammiroooo"

#2 ARRIDAJE

Maschio D: "Sai, in verità non mi chiamo Costantino come ti avevo detto"
Sara:" Perchè mi hai detto che ti chiamavi così?"
Maschio D:"Mi sono affibbiato il nome Costantino, come quello di Uomini e Donne. Volevo vedere se facevo colpo ahah"
Sara: "..."


#1 ...

Sara: "No, Totti non mi piace come giocatore"
Maschio E: "Sei lesbica?"

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Quando mi metto a criticare il mio allegro paesotto, il vecchiume intrinseco alla mentalità veneta e la visione antiquata della donna, ai più potrebbe sembrare che esagero. Magari si potrebbe pensare che calco un po' la mano e romanzo un po'. Ecco, vi assicuro che no. In ogni caso penso che chiunque abiti nelle periferie o all'interno di determinate realtà di origine rurale, possa garantire per me: determinati ambienti italici sono decisamente retrò. Oggi ve ne darò un'ulteriore dimostrazione parlandovi di un'usanza barbarica alla quale la giuovine donzella in età da marito deve sottostare: la costituzione della dote.

Come saprete, nei tempi andati, la maggiore preoccupazione di un padre di famiglia con figlie a carico, era quella di essere in grado di sostenere finanziariamente il matrimonio della propria prole. Una donna, non rappresentando forza-lavoro e non contribuendo al sostentamento economico della famiglia, al momento delle nozze doveva quantomeno provvedere a portare con sè il materiale necessario alla cura della casa e una discreta somma di denaro accordatale dal padre. Inutile sottolineare che, in epoca di matrimoni combinati, i verdoni che un padre era disposto a lasciare in dote alla figlia potevano rappresentare il fattore decisivo che faceva propendere un uomo al matrimonio e che determinava l'effettivo "appeal" di quella donna. Naturalmente ne risultava anche che quest'ultima poteva sperare di sposarsi o meno in base al suo "potere d'acquisto".

Ad oggi le cose sono, chiaramente, cambiate, ma questa storia della dote, dalle mie parti, porta ancora con sè un paio di strascichi. Il primo è un detto popolare: "Te poi sposarte sensa dota"( ossia "puoi sposarti senza dote", espressione che gli anziani rivolgono alle ragazze particolarmente gradevoli all'aspetto per render loro partecipi del fatto che, grazie alla loro avvenenza, potrebbero sposarsi anche senza avere una dote). Il secondo strascico è che sì, ancora ad oggi diverse famiglie (o meglio, madri) si preoccupano di fornire una dote alle figlie. Grazie a Dio è stato dimenticato l'aspetto monetario della cosa, ma ancora resiste la consuetudine di ammucchiare biancheria, pentolame e ciarpame vario per la casa futura della figliuola. Capiamoci: se si trattasse di ragazze in vista di matrimonio che vengono aiutate dai parenti a raccogliere materiale utile per la nuova famiglia, non starei qui a contestare o a fare dell'ironia (soprattutto in un periodo come questo dove il piatto piagne); il problema è che, a tutt'oggi, questa attività di collezionismo di materiale domestico viene fatta partire con decenni d'anticipo, nel momento nel quale queste donzelle non hanno prospettive matrimoniali, nè tantomeno l'ombra di un fidanzato. La cosa meravigliosa, inoltre, è che , una volta che la ragazza raggiunge i diciotto anni e quindi la sospirata (?) "età da marito", compaiono miracolosamente alla sua porta stuoli di cesaricadeo e giorgimastrota pronti ad offrire le loro forniture di pentolame ed occuparsi del loro non-imminente matrimonio.
Vi garantisco che ho dovuto cacciare personalmente impavidi venditori porta a porta che volevano fare di me una giuovine donna maritata, felice della sua batteria di pentole in acciaio inox 18 10. Sono altrettanto consapevole di madri che hanno invece voluto provvedere alla felicità (?) delle loro figliuole comprando suddetto pentolame quando queste avevano ancora i denti da latte ( una conoscente si è comprata il servizio circa 6 anni fa e, a quanto mi risulta, ad oggi abita ancora con i suoi; immagino come il suo servizio si starà sentendo utile lassù in soffitta, a prendere polvere).
Quello che quindi mi chiedo è PERCHE'? Perchè prendere con decenni di anticipo cose che, quando utilizzerai, saranno tristemente obsolete?

Vi prego, fatemi sapere se anche da voi persistono queste usanze tribali, perchè quando l'ho raccontato alle mie amighe non vicentine, non ci potevano credere e mi hanno perculato assaje.
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Seguire in diretta la situazione sentimentale dei vecchi compagni di scuola via facebook o, per alcuni (IO NO) rivederli a quelle meravigliose feste di classe, ti fa rendere conto, nonostante i tempi siano cambiati e si sia nella fascia d'età sotto i trenta, di quanti ancora preferiscano abbracciare la via tradizionale dello "sposiamoci e prolifichiamo", mentre magari tu, dalla tua, stai ancora lì a dannarti l'anima nell'entusiasmante mondo dell'istruzione, sputando sangue mentre stai facendo uno stage non retribuito e senza rimborso spese, o muovendo i primi passi nel mondo del lavoro (precario). O invece un lavoro sicuro ce l'hai pure, ma nonostante ciò, sei alla ricerca del famoso stimolo in più, che ti fa concentrare totalmente nella tua realizzazione in ambito professionale, accantonando, o non contemplando, una visione di te in ambito familiare.

La cosa meravigliosa di quando parli con la categoria degli ammogliati/conviventi/accasati/sgravatori di prole (soprattutto se di sesso femminile) è quel palese senso di pietà nei tuoi confronti che traspare dalle loro parole, che ti fa intendere, senza alcuna ombra di dubbio, che stanno pensando " 'anvedi sta sfigata".
Dall'altra parte però tu, ferma nella tua convinzione che essere moglie-amica-amante-baby sitter-badante di un uomo e genitrice dei suoi figli non è l'unico scopo di codesto travaglio chiamato vita, non puoi fare a meno di pensare, a tua volta, " 'anvedi oh, ma come fa questa ad accontentarsi di un'esistenza così?"

CHIARAMENTE io faccio parte di questa seconda categoria. Non ho mai sognato di percorrere in lacrime e di bianco vestita la navata di una chiesa, nè di avere pargoli tutti miei. Non so se, e in quale misura, questo sia dettato dalla mia natura indipendente, dalla paura di rimanere intrappolata in una relazione a lungo-termine rimanendone "castrata", da traumi passati mai superati e da esempi di figure maschili in famiglia "eccessivamente positivi" (e che quindi, in un qualche modo, alzano il tuo standard...perchè è così,perdio). Probabilmente è la combinazione di tutte queste cose. Sta di fatto che questo modo di intendere la vita, mi aveva finora portata a pensare che una donna di casa senza un impiego di lavoro "esterno" fosse necessariamente una donna frustrata.
Dico "finora" perchè sono stata smentita su tutta la linea.

Ieri mi sono imbattuta in una coetanea pienamente soddisfatta della sua realtà di madre, moglie e collaboratrice all'interno dell'attività familiare. Niente musi duri, ansia o aria afflitta, ma solo...realizzazione. L'immagine della realizzazione. Non nego che la cosa mi ha spiazzata. Non che non sia contenta per lei, ci mancherebbe; anzi, forse sono stata anche un po' invidiosa. Perchè, per quanto la sua vita mi possa sembrare monotona o ingabbiata in un ruolo, almeno lei ha trovato la sua pace interiore, il suo posto nel mondo. Persone come lei, per quanto si possano "accontentare", hanno senz'altro un equilibrio che io, nel mio eterno peregrinare, non troverò mai.

Probabilmente è vera la storia che ognuno di noi, nella vita, ha un percorso proprio da intraprendere e portare a termine, un ruolo da rivestire e degli obiettivi da raggiungere, che possono differire totalmente da quelli di un altro perchè trattasi di destini diversi.
Destini o non destini, c'è chi ha una vita facile con il proprio IO interiore e chi no. Ed ecco, io no.

Che due maroni sto karma pesante.

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Già vi ho reso partecipi, in precedenti post, di alcune fantastiche storie, credenze, paturnie e scorci di vita veneta e posso presumere che, leggendo, vi sia scappato mezzo sorriso e vi siate potuti creare una certa impressione sul grado di apertura mentale  che vige nel mio paesello dell'alto vicentino.
Beh, paesello. E' anche una bella cittadina popolosa, industrializzata, multiculturale (tanti extracomunitari), tuttavia presenta le tipiche caratteristiche della mentalità del nord-est, ossia un attaccamento viscerale al passato e la cocciutaggine con la quale si portano avanti determinate convinzioni, comportamenti e fissazioni, spacciate per "rispetto delle tradizioni" (le tradizioni so' altre , signori).

Se vi trovate a scambiare una parola con le anziane del loco ( polite way per definire quelle vecchie baldracche paesane inacidite), di sicuro elle non perderanno l'occasione per rimarcare quanto le giovini d'oggi siano delle "poco di buono che vanno in giro nude e non sanno fare manco da magnà"(cit.) e vi diranno che il mondo è perduto perchè la donna non è più quell'essere sublime, benevolo, pacifico, materno, accogliente e sempre votato al perdono. Ovviamente è sottointeso che loro erano e sono così (...) L'angelo del focolare. La donna angelicata.

Naturalmente ho sempre creduto tantissimo a questa loro trascendentale perfezione, tanto che ho proprio davanti agli occhi questa immagine di loro che correvano dietro ai mariti munite di mestolo o mattarello, branditi come armi di distruzione di massa.
Quando poi, sfogliando un testo di tradizioni popolari locali, mi son trovata dinnanzi alla seguente produzione tramandata oralmente, non ho potuto che cementare le mie convinzioni. Sentite qua che eleganza, rispetto et ammore universale:

Invocazione di malaugurio della ragazza offesa e risentita contro l'amante:

Caro amante desiderato
desidererei vederti molto ammalato
e nella tua malattia entrate
tante cose desiderate:
che te vegnésse el tifo, el tanfo,
[trad."che ti venisse il tifo, il tanfo]
la rògna, el sgranfo [la rogna, i crampi]
e la petéce for da le réce [e l'otite alle orecchie]
e le maruèle, che quando [e le emorroidi, che quando]
te vèrsi el buso te vedi le stéle. [apri il buco der cù vedi la costellazione di Orione]

[Ragazze prendete nota che questa ci torna utile sicuro].

Fonte: "Civiltà popolare della Valle dell'Agno", 1990.
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Non so chi tra voi donzelle sia appassionata di sport. Se siete come me, avrete avuto di certo l'occasione, mentre stavate al bar, di ravanare tra la pila dei quotidiani abbandonati sul divanetti ed estrarre quelli sportivi. Se vi riconoscete in tale categoria, vi sarà quindi sicuramente capitato di dover subire anche il cosiddetto "mobbing da Gazzetta".

Il mobbing da Gazzetta raggruppa tutti quei comportamenti e atteggiamenti lesivi, assunti da individui di genere maschile, volti a scoraggiare o impedire qualsiasi tentativo da parte del genere femminile di prendere visione di una qualsivoglia fonte di informazione sportiva. Consideriamo infatti che una diffusa mentalità sportivo-maschilista, che ritiene lo sport materia esclusivamente da uomini, tende a contemplare la donna come quella singolare creatura, incapace di riconoscere un cross o un pallonetto, ed il cui cervello non è stato programmato per comprendere i tortuosi meandri del fuorigioco.

Partendo da tali presupposti, quando un uomo vede una donna al bar, intenta a sfogliare un qualsiasi giornale sportivo, tende a pensare che lo usi come ventaglio o carta da origami. E proprio per tale ragione si sente autorizzato a rivendicare il proprio diritto di rivalsa sul quotidiano. In queste situazioni l'uomo può agire in diverse maniere e, mesi e mesi di osservazioni sul campo, mi hanno permesso di distinguere tre diverse categorie di maschio oltraggiato:

- Lo sfacciato: quello che pur di appropriarsi del giornale, agisce senza vergogna alcuna. Mentre sei immersa in un articolo, viene lì con espressione leggermente infastidita e ti dice:"Lo stai leggendo il giornale?" Per la serie "No tesoro, stavo giusto pensando di usarlo come carta da parati"..son robe..;

- Lo scocciato: quello che ti sta seduto al tavolo accanto fissando il giornale e che tamburella le dita come a dire:"Quanto ci mette questa?!";

- La piaga: la forma senz'altro più diffusa. Una volta che si accorge che il giornale è in mano tua, ne prende un altro (non sportivo), legge distrattamente i titoli in prima pagina (in realtà guarda le figure) pensando di apparire come uno a cui non tange cosa tu stia facendo (in realtà ti guarda in cagnesco e sbuffa che manco un treno a vapore...)

Conclusioni: ebbene sì maschietti, ci sono donne che sono veramente appassionate di sport e che, pensate un po', non si limitano solo al calcio! Quindi la prossima volta che incontrate una rappresentante del gentil sesso intenta a spulciare la Gazzetta, ragionate un attimo e perfavore..non fate figure di m-rda!Grazie!
Vi lascio pure con una riflessione: ci sarà pur un motivo per il quale il principale quotidiano sportivo italiano è rosa! ( sì vabbuò, è per via del Giro d'Italia, non siate didascalici...)
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