Donne, pubblicitĂ e sessismo
Apr. 25th, 2012 11:54 pmDella questione della pubblicità sessista ne avevo già parlato qui, facendo riferimento al lodevole lavoro di denuncia di Ico Gasparri e alla presenza sempre più massiccia di siti e blog che monitorano la cartellonistica stradale e le campagne pubblicitarie presenti su giornali e tv. Ne riparlo volentieri nonostante si rischi sistematicamente, non si sa perchè, di fare la figura delle frigide bacchettone moraliste che si scandalizzano dinnanzi a provocazioni inesistenti.
La settimana scorsa mi sono imbattuta in questo board di Pinterest ("Immagine della donna in pubblicità", a cura di Roberta Milano e vari contributors) che raccoglie le immagini delle campagne pubblicitarie più rappresentative di sessismo mediatico. Ho scelto di riproporlo qui perchè lo trovo particolarmente d'impatto: grazie alla natura di Pinterest, ossia di un social fondato sulla raccolta e la condivisione di immagini, è possibile avere riunite in un unico album le varie campagne e rendersi conto, con un colpo d'occhio, dell'effettiva onnipresenza di questo tipo di "linguaggio pubblicitario". Spero in questa maniera di rispondere a coloro i quali hanno accusato, in mia presenza, i movimenti di protesta di bigottismo ( ! ) e sostenuto che, in fondo, "la malizia sta negli occhi di guarda" [cit.] ( !!! )
In ambito commerciale non c'è solo una continua e immotivata correlazione tra prodotto e sesso (ciò, a mio avviso, è il risultato di essere parte di una società nella quale la sessualità è sempre stata vissuta in maniera "poco serena" e in qualche modo repressa...ora pare ci sia bisogno di continui richiami ed allusioni fuori luogo per sentirsi "trasgressivi"), ma anche una perpetua umiliazione del corpo femminile, che viene seviziato, umiliato e decapitato. Campagne del genere in altri paesi non avrebbero vita lunga; in Scandinavia tentativi di pubblicità di questo tipo, applicata alla cartellonistica stradale, sono stati puniti a secchiate di vernice. In Italia con un pubblico come noi, avvezzo o addirittuta assuefatto da questo tipo di immagini, è ancora abbastanza improbabile ciò accada.
Ciò che secondo me, in coscienza, si può fare è prendere nota delle firme che scelgono di seguire questo tipo di "politica" e chiedersi se non è il caso di affidarsi ad altri brand. Il mercato è pieno di marchi, si può vivere benissimo anche senza quelli che sentono la necessità impellente di fare queste eleganti campagne. Ad ognuno le sue considerazioni.
La settimana scorsa mi sono imbattuta in questo board di Pinterest ("Immagine della donna in pubblicità", a cura di Roberta Milano e vari contributors) che raccoglie le immagini delle campagne pubblicitarie più rappresentative di sessismo mediatico. Ho scelto di riproporlo qui perchè lo trovo particolarmente d'impatto: grazie alla natura di Pinterest, ossia di un social fondato sulla raccolta e la condivisione di immagini, è possibile avere riunite in un unico album le varie campagne e rendersi conto, con un colpo d'occhio, dell'effettiva onnipresenza di questo tipo di "linguaggio pubblicitario". Spero in questa maniera di rispondere a coloro i quali hanno accusato, in mia presenza, i movimenti di protesta di bigottismo ( ! ) e sostenuto che, in fondo, "la malizia sta negli occhi di guarda" [cit.] ( !!! )
In ambito commerciale non c'è solo una continua e immotivata correlazione tra prodotto e sesso (ciò, a mio avviso, è il risultato di essere parte di una società nella quale la sessualità è sempre stata vissuta in maniera "poco serena" e in qualche modo repressa...ora pare ci sia bisogno di continui richiami ed allusioni fuori luogo per sentirsi "trasgressivi"), ma anche una perpetua umiliazione del corpo femminile, che viene seviziato, umiliato e decapitato. Campagne del genere in altri paesi non avrebbero vita lunga; in Scandinavia tentativi di pubblicità di questo tipo, applicata alla cartellonistica stradale, sono stati puniti a secchiate di vernice. In Italia con un pubblico come noi, avvezzo o addirittuta assuefatto da questo tipo di immagini, è ancora abbastanza improbabile ciò accada.
Ciò che secondo me, in coscienza, si può fare è prendere nota delle firme che scelgono di seguire questo tipo di "politica" e chiedersi se non è il caso di affidarsi ad altri brand. Il mercato è pieno di marchi, si può vivere benissimo anche senza quelli che sentono la necessità impellente di fare queste eleganti campagne. Ad ognuno le sue considerazioni.