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Se foste stati seduti tra i banchi, costretti a sorbirvi una lezione di tecnica del linguaggio della promozione turistica, come prima cosa vi sarebbe stata snocciolata la definizione di “viaggio” contemplato come un’esperienza multisensoriale, ossia come un percorso a 360° atto a coinvolgere tutti e cinque i sensi del turista-viaggiatore. Quando questo comandamento fu spiattellato alla sottoscritta, per la prima volta mi rispecchiai nell’asciutta definizione di un libro di testo e quella descrizione trovò riscontro nella mia realtà di viaggiatrice che ama vivere l’esperienza ‘di pancia’. In un’esperienza di viaggio completa, si compiace soprattutto l’occhio, ma deve esserlo a sua volta l’udito, grazie ai suoni di una città, come anche l’olfatto e il gusto, magari grazie a piatti e sapori tipici del posto. Quello che però ho riscontrato sotto un personale punto di vista, è come in ogni viaggio, in ogni meta, in ogni luogo che visito, prevalga la sollecitazione di uno soltanto dei cinque sensi. Una città, secondo il principio delle associazioni mentali, per me può essere un odore o un suono. Un colore o un sapore. Uno scorcio o un profumo particolare.

Se, per esempio, penso ad Amsterdam, mi viene istantaneo associarvi il suono delle campane. Che nella capitale olandese non corrisponde al semplice picchiare del batacchio sull’ottone, ma a suggestive melodie di carillon diffuse dalle cime dei campanili. Già ne avevo letto ne Il Diario, nel quale Anna Frank faceva riferimento alle campane della adiacente Westerkerk, chiesa dotata del carillon più sonoro della città, come ad un suono che le dava conforto.

Torre campanaria Westerkerk
Quello che però non mi aspettavo era la sensazione che regala un Beethoven suonato ai quattro venti mentre passeggi per i viottoli e tra i canali. O la bellezza del venir svegliati da queste armonie che infondono questo senso di pace e tranquillità (detto da una che come sveglia sul cellulare si è messa i Rage Against The Machine, poi…). Un’atmosfera davvero unica e la sensazione che queste campane non ci si stancherebbe veramente mai di sentirle.

(Queste sono le campane che mi destavano nei miei mattini olandesi)

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