Sep. 30th, 2012

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Una certa disistima per il genere umano suppongo si sia evinta dai miei scritti, tuttavia debbo aggiungere che credo esistano determinate categorie che, più di altre, racchiudono casi umani meritevoli di essere esaminati nello specifico. Ovviamente ne parlerò in termini generali e sulla base di esperienze personali, non si vuole di certo sottointendere che tutti gli individui appartenenti a suddette categorie siano soggetti infimi [modalità paracula on].

Una delle categorie umane/professionali più avvezza ad ospitare individui poco gradevoli, sorry, è quella delle COMMESSE. Per la sottoscritta, creatura naif cresciuta nel fantastico mondo delle fiabe, la commessa, più che mera elargitrice di scontrini fiscali, era una figura amichevole, servizievole, gentile, pronta ad accogliere la clientela, all'ingresso del negozio, col sorriso sulle labbra. Attualmente mi sono resa conto che ella non corrisponde più a questo modello, retrò forse, di consigliatrice ed aiutante competente e che mette completamente a proprio agio, quanto più a creature in perenne sindrome pre-mestruale, a cui sembra dare fastidio il semplice fatto che tu metta piede all'interno del negozio.

Il modello corrente di commesse, che un tempo dovevano ubbidire alla non sempre simpatica legge de "il cliente ha sempre ragione", riflette uno scazzo perenne ed insofferenza esistenziale che si traduce in sguardi truci o di superiorità, ancor prima che tu apra bocca. Vi è poi questa particolare tendenza che vede i proprietari dei negozi assumere delle squinzie con lo stacco coscia campbelliano, più che personale affabile e minimamente qualificato. Un grado di competenza minimo viene sacrificato a favore di un'irrincunciabile "bella presenza". E' poi così che ci si ritrova con commesse lavoranti presso profumerie che ti consigliano fondotinta di 15 tonalità più scure rispetto alla tua carnagione (per un fantastico effetto mascherone) e personale di negozi di abbigliamento che ti propina cose "di moda" piuttosto che capi che sappiano valorizzare la tua fisicità (non prima di averti squadrato con disprezzo e averti fatto sentire a disagio per la tua 44).

Sinceramente non capisco. Per il bene degli affari non si dovrebbe far di tutto per sfoggiare la propria abilità di venditore, adulare il cliente e seguirlo nel più efficace dei modi?

Per concludere vi lascio con qualche esempio di abilità mercanteggiante a cui ho assistito in prima persona (tutto rigorosamente truestory, come sempre):
  • Negozio di accessori. Commessa che tenta di rifilarmi inutile pochettina, screditando la normalissima (giuro) borsa da giorno che avevo con me: "Ma dove te ne vai in giro con quella ventiquattrore ahahah" (...);
  • Negozio di abbigliamento maschile. Fratello ventenne alla ricerca di un abito da cerimonia. Commessa:"E' meglio che te ne vai, non abbiamo niente per te. Ci è rimasta tutta roba da vecchio" (saranno felici i soggetti dai trent'anni in sù, quei maledetti vecchiacci);
  • Negozio di abbigliamento femminile. Commessa troppo curiosa indaga sui miei dati anagrafici:"Hai detto che hai vent'anni?Sinceramente te ne avrei dati dodici" (...dubito fortemente fosse un complimento);
  • Negozio di erboristeria. Commessa:"Sai che ci siamo incontrate al supermarket lo scorso finesettimana, no?Non ho potuto fare a meno di guardare nel tuo carrello e ho visto che avevi della nutella. Sinceramente...vergognati, eh" (??!!)
Fidelizziamo la clientela screditandola?Mah.

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